Progetti di Ricerca
La ricerca è alla base di tutte le attività scientifiche del Museo, dalla conservazione allo studio dei reperti, dall’organizzazione delle esposizioni temporanee fino all’archiviazione di tessuti innovativi.
Il Museo collabora attivamente con centri di ricerca ed università in ambito nazionale ed internazionale, contribuendo con il proprio know-how allo sviluppo di progetti di ricerca sperimentali che approfondiscono tematiche storiche, produttive e tecnologiche.
2015 - RICOSTRUZIONE PANNO MEDIEVALE DELL’ AZIENDA DI FRANCESCO DI MARCO DATINI

Il progetto, nato dallo studio tecnico scientifico di documenti archivistici e storiografici del mercante pratese Francesco di Marco Datini, ha avuto come obiettivo la ricostruzione sperimentale di un prodotto tessile – il panno – che nei secoli ha rappresentato l’identità tessile di Prato e del territorio.
Al lavoro hanno collaborato storici dell’economia, tecnici di settore, storici del tessuto in un’ottica di totale multidisciplinarità finalizzata a trovare il percorso più attendibile e comprovabile per la realizzazione del tessuto. I dati tecnici di produzione sono stati rilevati dalla documentazione archivistica originale pubblicata nel 1962 dallo studioso Federico Melis in Aspetti della vita economica medievale (1962). Nel volume Melis analizza i dati economici e produttivi di una commessa di sei panni tessuti con lana di Minorca e ordinati da una delle Compagnie di Francesco di Marco Datini (1394-1398).
Il progetto, portato a termine in tre anni di lavoro (2012-2015), ha permesso l’elaborazione di una scheda tecnica e la realizzazione di quattro pezze della consistenza e delle dimensioni enunciate nei documenti nei colori scarlatto, verde, blu, paonazzo.
2014 - INDAGINE SUI FILATI METALLICI

Nel 2014 il Museo ha collaborato ad uno studio condotto dalla dott.ssa Cristina Scibé sui filati metallici presenti nella decorazione e nell’intreccio dei tessuti medievali di manifattura o influenza araba, in particolar modo dei tessuti ispano-musulmani di Al-Andalus, dei tessuti siciliani e lucchesi, dal XI al XV secolo. Le indagini scientifico-analitiche ottenute dai micro prelievi effettuati sui campioni sono stati realizzate grazie alla collaborazione di due importanti Istituti dedicati alla Conservazione e Restauro dei Beni Culturali che hanno effettuato le analisi: Instituto de Patrimonio Cultural de España di Madrid e l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.
L’obiettivo principale della ricerca è stato quello di conoscere la tecnologia di lavorazione (materiali e tecniche) dei filati metallici attraverso l’analisi di casi studio concreti, selezionati tra le più interessanti collezioni tessili internazionali, al fine di caratterizzare la tecnica artigianale impiegata e capire come questa si è diffusa e sviluppata nei differenti opifici tessili arabi (Tiraz) all’interno dei territori dominati dall’Islam.
2013 - INDAGINE SUI COLORANTI DEL PANNO MEDIEVALE

In occasione degli studi per la ricostruzione sperimentale di un panno dell’azienda pratese di Francesco di Marco Datini, il Museo del Tessuto, con il consenso dell’Archivio di Stato di Prato, ha richiesto un’indagine specifica sulle sostanze coloranti presenti in alcuni campioni di lana allegati alle lettere commerciali del mercante. Le lettere, nel 2013, erano depositate presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze per un trattamento conservativo e, grazie a questa circostanza, si è potuto procedere ad una micro-campionatura di fibre dai campioni.
Le analisi condotte dall’OPD sotto la direzione di Susanna Conti e in collaborazione con l’Università di Pisa (Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale), hanno previsto anche indagini non invasive (come la radiografia). L’analisi morfologica dei campioni, utile a identificare la natura di fibre e filati, è stata condotta osservando i campioni allo stereomicroscopio e successivamente, previa preparazione degli stessi, è stata eseguita mediante osservazione al microscopio ottico in luce visibile trasmessa impiegando vari obiettivi di ingrandimento. Per il riconoscimento del materiale colorante la tecnica utilizzata è stata la cromatografia liquida ad alta prestazione (HPLC) con rivelatore a serie di diodi nell’UV-Visibile (DAD) e con conferma tramite HPLC interfacciata a spettrometria di massa tandem ad alta risoluzione (HPLC-ESI-Q-ToF). Il colorante è stato ipotizzato sulla base della presenza degli specifici marker molecolari in esso contenuti e, in alcuni casi, coadiuvata anche dalla loro analisi semi-quantitativa.