Due Secoli di Textile e Fashion Design

15 luglio 2022 – 03 marzo 2024

Oltre 100 oggetti tra abiti maschili e femminili, tessuti per abbigliamento e per arredamento, figurini di moda, libri campionario, accessori moda documentano le trasformazioni del settore tessile dalla fine del Settecento fino alla metà del Novecento.

La mostra ripercorre un periodo storico caratterizzato da grandi cambiamenti, sociali, economici, di costume, dovuti soprattutto alla meccanizzazione dei processi produttivi e alla conseguente industrializzazione.

Tutti gli oggetti provengono dalle collezioni del Museo: alcuni sono del tutto inediti perché recentemente entrati in collezione e quindi esposti per la prima volta, altri sono stati oggetto di apposito restauro che ne ha permesso finalmente l’esposizione al pubblico in tutta sicurezza. Unico prestito di eccezione il raro esempio di abito da giorno femminile datato 1820-1825 in tela di cotone stampata proveniente dall’archivio di Massimo Cantini Parrini

Allestita in ordine cronologico, l’esposizione illustra le straordinarie trasformazioni del design tessile e i cambiamenti della moda avvenuti in un arco temporale in cui il rapporto tra tradizione e modernità, tra unicità del prodotto artistico e replicabilità del prodotto seriale, diventano il tema di un acceso dibattito sulle arti applicate. I protagonisti di questo lungo percorso – disegnatori tessili e creatori di moda – con le loro esperienze artistiche e professionali (come testimoniano le opere esposte di William Morris, Mariano Fortuny, Raoul Dufy, Gio Ponti, Lucio Fontana, Elsa Schiaparelli, Maria Monaci Gallenga) hanno lasciato comunque una traccia e un contributo importante nella storia dello stile e del design.

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La mostra

La fine del Settecento segna una trasformazione significativa nel settore del tessile e dell’abbigliamento. In Europa, i cambiamenti politici e culturali si ripercuotono nel costume del periodo, portando un generale alleggerimento delle fogge e dei disegni.  Ci si ispira allo stile neoclassico, scaturito da importanti scoperte archeologiche di reperti di epoca greca e romana. La purezza e la perfezione del classicismo si riflettono in repertori ornamentali che recuperano il tema delle ghirlande, dei rosoni impaginati entro righe o in cornici ogivali.

Nella prima metà dell’Ottocento l’automazione del settore tessile subisce un’accelerazione. I processi più lenti della filiera – filatura e tessitura – conoscono applicazioni che permettono di velocizzare i tempi del lavoro e differenziare i formati dei tessuti per abbigliamento da quelli di arredo. I tessuti operati, destinati all’abbigliamento, sono caratterizzati da disegni minuti su fondi rigati o uniti. Allo stesso tempo, le stoffe stampate conoscono una maggiore diffusione. L’abbigliamento femminile si evolve dalle fogge in “stile impero”, caratterizzate da un punto vita rialzato sotto al seno, a quelle in “stile romantico” in cui si asseconda maggiormente il punto vita naturale e si allarga l’ampiezza della gonnaL’abbigliamento maschile evidenzia la prestanza del torso grazie ai gilet che fasciano il busto e a pantaloni attillati che aderiscono alle gambe. Lo stile austero e semplice riflette le esigenze di praticità, ordine e prudenza del ceto borghese.

In questo secolo così complesso e ricco di cambiamenti dovuti alla meccanizzazione del settore tessile, si accende il dibattito tra artigianato e industria, tra unicità del prodotto artistico e replicabilità del prodotto seriale.  I grandi couturier francesi si ispirano all’arte coeva del Modernismo, interpretandola con tendenze e fogge che ridisegnano la linea del corpo femminile. La nascita in Francia dei Grandi Magazzini e lo sviluppo dell’editoria di moda offrono l’opportunità ad un pubblico sempre più ampio di adottare i modelli dell’alta sartoria contribuendo alla democratizzazione del lusso.

Ai primi del Novecento, dopo l’austero periodo del dopoguerra la vita artistica e culturale europea rifiorisce a Parigi, dove i prestigiosi atelier di alta moda diventano punto di riferimento per le nuove tendenze. L’Italia, invece, conosce diverse esperienze – industriali e artistiche – che accendono l’interesse internazionale nei confronti delle nostre creazioni di moda e tessuto. Dal mondo dell’arte inoltre arrivano significativi impulsi a ristudiare le tradizioni tessili italiane. Nel 1909, nel suo atelier veneziano, Mariano Fortuny progetta e brevetta l’abito più celebre indossato dalla società elegante del tempo, il Delphos ed elabora tecniche di stampa su cotone e velluto con soggetti ispirati al repertorio italiano del medioevo e del rinascimento, caratterizzate dalla decolorazione che simula l’usura. Sulla stessa scia, Maria Monaci Gallenga esordisce alla III Mostra della Secessione di Roma nel 1915, dove presenta le sue creazioni tessili per arredamento e abbigliamento. I disegni, ripresi fedelmente da modelli della tradizione antica, sono stampati a matrice di legno con pigmento in oro e in argento. 

Alla fine degli anni Venti l’architetto Giò Ponti fonda la rivista di interior design “Domus” (1928) che celebra il suo impegno nell’adeguare e orientare il design tessile alle esigenze estetiche e funzionali della modernità. 

I venti di guerra degli anni Quaranta portano un clima di austerità che privilegia il riuso del tessuto e il risparmio della stoffa destinata alle confezioni, mentre gli anni Cinquanta aprono la strada ad un rinnovamento produttivo e estetico: grazie ad eventi come la Triennale di Milano il design tessile si sposa con i nomi più autorevoli dell’arte contemporanea come Lucio Fontana e altri autori della corrente astrattista.


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Mostra temporanea dal 15 luglio 2022 al 03 marzo 2024

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